Il Marchese di Ruvolito - FUORI ABBONAMENTO - L.Sciascia

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Data Teatro L. Sciascia .2 giugno Turni unico

Il Marchese di Ruvolito - FUORI ABBONAMENTO

di Nino Martoglio

l cartellone 2023/2024 del Teatro Stabile di Acireale si conclude con “Il marchese di Ruvolito”, commedia di Nino Martoglio rivisitata da Antonello Capodici, che ne firma anche la regia. Protagonista di questo nuovissimo adattamento è Gino Astorina. Con lui, in scena ci saranno Francesca Agate, Alfio Belfiore, David Cannavò, Lucia Debora Chiaia, Fabio Costanzo, Turi Giordano, Barbara Gutkowski, Eleonora Musumeci, Eduardo Saitta, Katy Saitta, Salvo Saitta, e Aldo Toscano.

“Il Marchese di Ruvolito” debuttò il 23 dicembre del 1920 a Roma; protagonista l’immancabile Angelo Musco. Sarebbe stata l’ultima “prima” di Martoglio, anche se lui, ovviamente, non poteva saperlo.

“Tuttavia – spiega Antonello Capodici nelle sue note di regia – Martoglio ha scritto un racconto che si nutre di conclusione, di fine d’un ciclo. La nobiltà “del casato”, l’aristocrazia “del sangue”, più o meno antica che fosse, lentamente, si ritira, nella nuova città che gonfia i suoi polmoni, d’aria nuova altrettanto. Come la spuma sulla battigia della Playa. Certo, la nobiltà durerà ancora, almeno per altri vent’anni, fin quando l’ultima, disastrosa, guerra verrà a sancire la cesura definitiva fra “vecchio” e “nuovo”, aprendo di fatto “il secolo breve” della contemporaneità. Catania cresce, si espande, muta e si trasforma. Il tramvai, il cinematografo, le sale da ballo e la birreria svizzera. Il Teatro: Grasso e Musco. Martoglio, appunto: gigantesco. L’anima dei primi “studios” cinematografici mai realizzati nel nostro Paese. Ma anche del Pirandello “teatrante” (e già questo lo staglia nel cielo del Mito) e delle Compagnie nazionali, di Rosso San Secondo. Bulimico: di vita e d’esperienze. Martoglio, non solo legge il nuovo che arriva, ma lo preconizza, lo prevede, lo annuncia. Di più: lo modella, attribuendogli una forma e un significato, che nessuno sembra capire perfettamente come lui. Questa commedia – continua Capodici – vibra di nostalgia e di consapevolezza: nuove figure umane, nuove classi sociali. Una città che sta diventando altro: uno stile di vita, una maniera di vivere e di pensare. La Catania della “liscìa”, della provincia molle e gustosa, di Brancati e di Patti, ancora in pantaloni corti al Convitto Cutelli”.

Gino Astorina è uno degli ultimi epigoni di questa catanesità “doc”: bonario nella presa in giro, umano nello schiaffo. Attorniato da una compagnia “all stars”, fatta da attori di lunghissima militanza; vecchi lupi delle scene, con secoli d’esperienza, depositata come polvere sui favoriti sale e pepe, sui “tuppi” candidi. Da Eduardo Saitta a suo padre Salvo, via via a tutti gli altri.

“Personaggi – aggiunge Antonello Capodici – che fanno carriera nel mare grande del commercio di questa nuova società, “squali”, come li definisce il grande Nino. Che si arricchiscono, si decorano, si travestono. Che pretendono, che infieriscono, che si vendicano. Brecht li ha descritti uguale, persino con lo stesso compiaciuto, osceno, irresistibile, divertimento. Ed anche Bertolazzi: in fondo, questo “marchese” è – insieme al “Contra” – la versione etnea de “El nost Milan”. I nuovi ricchi; di una “Italietta” che è – o vorrebbe essere – nuova nuova. Vestiti nuovi, comportamenti e regole diverse. Patrimoni nuovi di zecca. Qualcuno (pochissimi) indossa già una bizzarra camicia nera, sotto il panciotto a sei bottoni. L’anno successivo saranno già molti di più. In un paio d’anni l’avrebbero indossata tutti. Ma il Nostro non può sapere neppure questo: manca poco al sipario. Solo nove mesi: fino al settembre dell’anno successivo. E già questa è tutta un’altra storia”.